Guida Affiancamento Part-Time
1. Cos’è l’affiancamento familiare part-time?
Una forma di volontariato che prevede l’incontro e la frequentazione tra un adulto (o una famiglia) e un ragazzo o una ragazza che vive una situazione di deprivazione familiare e che si trova temporaneamente ospite di una struttura d’accoglienza residenziale.
2. Qual è l’obiettivo dell’affiancamento?
L’affiancamento ha l’intento di favorire un intreccio di relazioni intense tra adulti e ragazzi, stimolando lo sviluppo di una rete di “parentela sociale”, in cui si creano legami di fiducia e di aiuto reciproco. L’affiancamento familiare rappresenta, inoltre, un intervento preventivo di situazioni a rischio nelle quali i ragazzi possono cadere quando, divenuti maggiorenni, concludono il loro percorso nella comunità residenziale. È, in tal senso, uno spazio prezioso, utile ad evitare l’incancrenirsi di situazioni di possibile disagio, attraverso il sostegno e l’accompagnamento del ragazzo, fornendo risposte concrete alle sue esigenze educative e di crescita.
3. In quali casi è utile attivare un progetto di affiancamento?
L'affiancamento familiare è un intervento che permette di rispondere alle situazioni nelle quali i ragazzi, oltre a vivere in una comunità residenziale, non hanno – nella sfera parentale o amicale – figure adulte su cui poter contare.
4. Chi individua i ragazzi e le ragazze da affiancare?
L’individuazione dei ragazzi e delle ragazze da affiancare avviene a cura dei Servizi Sociali territoriali e dei responsabili delle Comunità residenziali che li accolgono. La scelta viene effettuata considerando il bisogno di affiancamento dei ragazzi e la loro disponibilità ad essere affiancati.
5. Qual è l’età dei ragazzi da affiancare?
Le esperienze in corso riguardano ragazzi adolescenti (14-17 anni) o preadolescenti (11-13 anni). A volte, vengono affiancati anche dei neomaggiorenni (18-21 anni), cioè ragazzi che hanno compiuto 18 anni stando in Comunità e per i quali è in corso un “prosieguo” di accoglienza, fino al 21esimo anno.
6. I ragazzi da affiancare possono avere comportamenti “problematici”?
Ogni ragazzo ha la sua storia, i suoi vissuti, i suoi punti di forza e di debolezza. Tutto questo si esprime in comportamenti variegati che, a volte, possono divenire problematici per gli adulti che li seguono. I ragazzi per i quali si punta ad attivare un affiancamento sono individuati tra coloro che hanno maturato comportamenti e atteggiamenti non conflittuali o problematici.
7. I ragazzi da affiancare hanno rapporti con i loro genitori?
Le situazioni familiari di questi ragazzi sono assai diversificate. In genere, sono attivi i rapporti con alcuni familiari e parenti e, non di rado, i ragazzi effettuano anche dei brevi rientri a casa o, comunque, incontrano o sentono il proprio nucleo di provenienza. Tuttavia, la presenza dei ragazzi in Comunità è indicativa di una sostanziale debolezza e fragilità della loro famiglia di origine. Ne consegue che, molto spesso, questi ragazzi hanno bisogno di arricchire la propria rete di relazioni, di conoscere e “legarsi” ad ulteriori adulti su cui poter contare.
8. Il ruolo di un affiancatario è come «fare lo Zio»?
Sì. L’affiancatario è “un adulto in più” su cui poter contare, con cui confrontarsi e chiedere consiglio, con cui condividere un momento di gioia o raccontare le proprie fatiche. Proprio come farebbe uno Zio (o un cugino più grande, o un fratello maggiore, o un nonno).
9. Come faccio ad entrare in contatto con un ragazzo da affiancare?
L’Associazione Progetto Famiglia ha attivato uno Sportello Informativo che raccoglie le disponibilità delle persone, coppie o famiglie e che, al contempo, è in contatto con i Servizi Sociali territoriali e con le Comunità residenziali che seguono i ragazzi. Ricevuta una disponibilità, dopo alcuni colloqui e incontri di formazione (Cf. risposta 25) lo Sportello Informativo organizza l’appuntamento tra il candidato affiancatario e la Comunità nella quale vive il ragazzo da affiancare (per prendere contatti con lo Sportello Informativo, chiamare al numero verde 800.66.15.92 o visitare la pagina web www.progettofamigliaformazione.it/affiancamento-familiare o scrivere un’email a campagna_volontari@progettofamiglia.org).
10. La Comunità in cui vivono i ragazzi da affiancare può anche essere molto lontana dalla mia abitazione?
Il contesto sociale italiano è caratterizzato dalla presenza diffusa di una Comunità di Accoglienza in gran parte dei territori. È dunque probabile che nella zona di residenza dei candidati affiancatari vi siano una o più Comunità che ospitano ragazzi bisognosi di affiancamento. Sarà compito dello Sportello Informativo di Progetto Famiglia verificare in concreto questo aspetto, con l’intento di proporre ai candidati affiancatari di seguire un ragazzo non eccessivamente distante.
11. Chi può proporsi come affiancantario?
Chiunque abbia almeno 25 anni e la disponibilità di mettersi al servizio dei ragazzi privi di riferimenti significativi. Si può essere una persona singola, una coppia, una famiglia.
12. Quanto tempo impegna un affiancamento?
La disponibilità di base richiesta agli affiancatari è quella di 2 ore, una volta la settimana. Vi sono situazioni nelle quali può essere necessaria una maggiore disponibilità. Si tratta, comunque, di aspetti che vengono valutati insieme con i candidati e prima di iniziare.
13. Quali capacità sono richieste agli affiancatari?
Non occorre avere dei “super poteri”, ma:
- essere una persona/famiglia propositiva, aperta alle relazioni sociali;
- essere autentici;
- essere rispettosi degli altri e non dare giudizi di valore sulle persone, in base alla propria cultura o esperienza;
- avere voglia di arricchirsi con un'esperienza unica.
14. Posso portare il ragazzo affiancato a casa mia?
Ogni affiancamento si basa su un progetto, concordato previamente tra la Comunità residenziali e l’affiancatario, d’intesa con i Servizi Sociali. In questo progetto vengono precisate le modalità di svolgimento e le concrete attività da realizzare. È possibile che il progetto preveda che alcune attività si svolgano presso l’abitazione degli affiancatari. In genere si tratta di un “punto di arrivo”, dopo un periodo di affiancamento svolto presso la Comunità e con attività all’esterno.
15. Quali sono, in concreto, le attività che possono coinvolgere un affiancatario?
Il progetto di affiancamento viene elaborato sulla base dei bisogni e degli interessi del ragazzo, tenendo in conto le possibilità e le capacità degli affiancatari. In concreto le attività possono riguardare il tempo libero (passeggiate, cinema, stadio, etc.), attività culturali (visita di musei, gite in città storiche, etc.), accompagnamenti vari (in palestra, dal fisioterapista, etc.), supporto scolastico pomeridiano (supporto di base, in una certa materia nota all’affiancatario, etc.).
16. Come avviene il primo incontro?
L’avvio di un affiancamento non può essere “realizzato a tavolino”. Servizi Sociali e Comunità di accoglienza possono fare delle ipotesi, individuando quali sono i ragazzi ai quali farebbe bene l’accompagnamento di un adulto. Occorre, però, che la relazione tra ragazzo e adulto possa innescarsi in modo semplice e senza forzature. A questo scopo, l’affiancatario si coinvolge in alcune attività di socializzazione e primo incontro insieme ad altri ragazzi e adulti (presso la Comunità di accoglienza o organizzate all’esterno dallo Sportello Informativo di Progetto Famiglia). Può trattarsi di alcune passeggiate, di un momento di gioco, di una serata ad impastare la pizza o altro ancora. In questi appuntamenti, l’adulto e il ragazzo hanno modo di vivere le prime interazioni, di trascorrere del tempo insieme, anche se non da soli. Quando, dopo alcune settimane, si innesca un inizio di relazione e di simpatia reciproca, si procede man mano con l’avvio di alcuni primi appuntamenti di affiancamento esplorativo (ad esempio accompagnandolo alcune volte in palestra o trascorrendo con lui un pomeriggio fuori). Se tutto procede bene la relazione si intensifica e l’affiancamento decolla.
17. E se non si crea la giusta simpatia con il ragazzo?
A volte, accade che non scatti la scintilla positiva tra l’adulto e il ragazzo. Non si tratta di un fallimento. Le relazioni, nella loro spontaneità, possono essere favorite ma non predeterminate. In questi casi l’affiancamento non inizia. L’affiancatario, se vorrà, potrà rendersi disponibile per altri ragazzi. Parimenti, il ragazzo, se vorrà, potrà partecipare ad altre occasioni di socializzazione.
18. E se emergono dei problemi?
Se durante una uscita insieme o in qualunque altro momento, emergono criticità o situazioni problematiche, l’affiancatario può sempre contare sulla Comunità di Accoglienza e sullo Sportello di Progetto Famiglia. Nei casi in cui questi problemi dovessero assumere una grande rilevanza, è possibile giungere all’interruzione del percorso di affiancamento. Si tratta, ovviamente, di situazioni che è meglio prevenire. Per questo emotivo, al fine di accompagnare bene il percorso, periodicamente vengono realizzati dei momenti di confronto, anche in mancanza di problemi particolari, per assicurarsi che tutto proceda per il meglio. In tal modo si può lavorare tempestivamente su possibili difficoltà e proseguire insieme per il bene del ragazzo.
19. Posso coinvolgere i miei familiari, amici, figli?
Come anticipato sopra, l’affiancamento può essere vissuto da una persona singola o da una coppia o anche da una famiglia. È anche possibile che ad impegnarsi nell’affiancamento sia un adulto che ha famiglia ma senza che questa venga attivamente coinvolta. Vi sono infatti situazioni nelle quali gli altri familiari non hanno la possibilità di coinvolgersi. Ciò non toglie che, previo accordo con la Comunità d’Accoglienza, in alcuni momenti il ragazzo possa interagire anche con i familiari dell’affiancatario.
20. Posso portare il ragazzo affiancato a fare un viaggio con me?
Fare un viaggio insieme, specie se di più giorni, comporta l’assunzione di particolari responsabilità, sia per l’affiancatario che per la Comunità d’Accoglienza. Si tratta di una ipotesi percorribile ma solo quando l’affiancamento si è consolidato da tempo e sempre previa intesa con i Servizi Sociali territoriali.
21. Si è soli nel fare l’esperienza di affiancamento familiare?
No. Una persona che affianca un ragazzo è supportata da una équipe di esperti (assistente sociale, educatore, psicologo, etc). Inoltre, partecipa ad un gruppo di confronto tra le persone che fanno esperienza di affiancamento, in modo da condividere racconti e vissuti, concordando eventuali attività congiunte e attivando spontaneamente forme di sostegno reciproco.
22. Ci sono particolari responsabilità legali a carico di chi decide di iniziare questa esperienza?
No! Gli affiancatari sono coperti da una polizza assicurativa attivata da Progetto Famiglia che li tutela rispetto agli infortuni e alla responsabilità civile verso terzi. Ovviamente ogni adulto è chiamato ad esercitare la normale responsabilità connessa alla presenza di un minorenne.
23. Gli affiancatari di un ragazzo hanno l’obbligo di diventarne affidatari?
No. L’affidamento residenziale di un ragazzo è una scelta differente da quella dell’affiancamento. A volte accade che un affiancamento si trasforma in affidamento, ma questo avviene solo se sia il ragazzo che gli adulti affiancanti sono disponibili a farlo.
24. Quanto dura un affiancamento?
Un percorso di affiancamento inizia con una prima fase, di tipo esplorativo, della durata di alcuni mesi. Al termine di questo “tempo di prova”, se emergono le condizioni per un prosieguo nel tempo, l’affiancamento diviene stabile e l’adulto si impegna a proseguire la cura della relazione con il ragazzo nel corso degli anni a venire, come forma di accompagnamento per la vita. Se non vi sono le condizioni per proseguire, alla fase esplorativa non segue un impegno stabile.
25. Come si fa per diventare affiancatari?
Il primo passo per diventare affiancatari è contattare il nostro numero verde 800.66.15.92 o visitare la pagina web www.progettofamigliaformazione.it/affiancamento-familiare o scrivere un’email a campagna_volontari@progettofamiglia.org. Questo permette di concordare un colloquio con lo Sportello Informativo di Progetto Famiglia per ricevere ulteriori informazioni e per comunicare la propria disponibilità. Seguono alcuni appuntamenti formativi iniziali e l’invito a partecipare ad attività di incontro e prima socializzazione con i ragazzi bisognosi di essere affiancati, durante i quali viene favorita la nascita di eventuali simpatie che possono poi evolvere in percorsi di affiancamento esplorativo.